Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025: dall'adozione del modello alla gestione dell’impattoI risultati della nuova edizione della Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025I benefici della trasformazione in Società Benefit, secondo le aziendeIl profilo delle Società Benefit: investimento economico e considerazione degli impatti nelle scelte quotidianeCome diffondere il modello Benefit in ItaliaLe non-benefit con un profilo ESG ‘evoluto’L’analisi delle finalità di beneficio comune e delle relazioni d’impattoScarica la Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025

Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025: dall'adozione del modello alla gestione dell’impatto

2025

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I risultati della nuova edizione della Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025

Sono stati presentati a Milano i risultati della nuova edizione Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025, condotta da NATIVA, il Research Department di Intesa Sanpaolo, InfoCamere, l’Università di Padova, la Camera di commercio di Brindisi-Taranto e Assobenefit.

Nelle nuove Parti 2 e 3 dello studio emerge un quadro aggiornato e approfondito della dinamicità del mondo delle Società Benefit. In sintesi:

  • Nel 76% dei casi le imprese indicano soddisfazione dei dipendenti dal passaggio a Benefit: cresce il senso di appartenenza e migliora la qualità dell’ambiente di lavoro.
  • I maggiori benefici: miglioramento del posizionamento sul mercato, delle relazioni con la comunità locale e del clima aziendale.
  • Il 20% delle Società Benefit investe oltre il 5% del fatturato in iniziative sociali e ambientali. Solo il 6% delle imprese che non è Benefit fa altrettanto.
  • Il 48% delle Società Benefit integra valutazioni d’impatto ambientale e sociale in tutti i processi decisionali, a fronte del 23% delle non-benefit.
  • Negli statuti il 55% delle finalità di beneficio comune è orientato al sociale.
  • Al 30 settembre 2025 sale a 5.309 il numero di Società Benefit (+22% la crescita rispetto all’anno precedente), con un valore della produzione annuale pari a 67,8 miliardi di euro.

I benefici della trasformazione in Società Benefit, secondo le aziende

La nuova Parte 3 approfondisce il processo di adozione del modello Benefit e la gestione dell’impatto, grazie a un’analisi condotta su un campione ampio e rappresentativo composto da oltre 300 Società Benefit e più di 550 società non-benefit.

Da questa fotografia emerge che la decisione di diventare Società Benefit è prevalentemente una scelta interna all'organizzazione, che comporta un miglioramento del posizionamento sul mercato, delle relazioni con la comunità locale e del clima aziendale. L’adozione del modello Benefit trova un forte riscontro trasversale tra gli stakeholder. Tre imprese su quattro riportano reazioni positive o molto positive da parte dei dipendenti; livelli analoghi si registrano tra associazioni non profit (73%), clienti (72%) e comunità locali (71%). In particolare, tra i benefici interni più riconosciuti dal personale emergono un maggiore senso di appartenenza all’azienda, indicato da quasi il 60% delle SB, e un miglioramento della qualità dell’ambiente di lavoro (48%).

Il profilo delle Società Benefit: investimento economico e considerazione degli impatti nelle scelte quotidiane

Dal confronto tra il campione di Società Benefit e di imprese non-benefit, emerge come il 20% delle Società Benefit investa oltre il 5% del proprio fatturato per il perseguimento di obiettivi di impatto sociale e ambientale, dimostrando un elevato livello di impegno verso le finalità di beneficio comune, comportamento adottato solo dal 6% delle altre imprese. L'integrazione del modello Benefit si riflette anche nella gestione quotidiana: per quasi il 50% delle Società Benefit (vs 23% delle altre imprese) la valutazione degli impatti su ambiente e comunità è pienamente incorporata nel processo decisionale e strategico, mentre un ulteriore 47% dichiara di considerarla in almeno alcune decisioni strategiche. 

Come diffondere il modello Benefit in Italia

Per accelerare la diffusione del modello, le imprese individuano come intervento più desiderato l’introduzione di vantaggi fiscali (81%), seguita da premialità nei bandi pubblici (64%). Misure che, secondo le aziende, potrebbero contribuire a un’ulteriore espansione dell’ecosistema delle Società Benefit in Italia, soprattutto se implementate in un’ottica di coinvolgimento dei diversi attori della filiera.

Le non-benefit con un profilo ESG ‘evoluto’

La ricerca individua un segmento di imprese, pari a circa un quinto del campione di aziende che non sono benefit e composto soprattutto da realtà medio-grandi, caratterizzato da un profilo ESG evoluto. Queste imprese mostrano comportamenti molto simili alle Società Benefit, dichiarando di ispirarsi già a obiettivi di beneficio comune e manifestando una buona propensione a diventare Società Benefit in futuro.
Analogie che dunque indicano un solido potenziale di crescita per il modello Benefit tra le imprese italiane che hanno già maturato una forte sensibilità verso i temi della sostenibilità e che potrebbero trovare in Società Benefit un modello di governance per scolpire il proprio impegno e guidare l'azione nel lungo termine.

L’analisi delle finalità di beneficio comune e delle relazioni d’impatto

Accanto alla crescita del numero delle Società Benefit, (5.309 al 30 settembre 2025, +22% la crescita rispetto all’anno precedente, con un valore della produzione annuale pari a 67,8 miliardi di euro), la Ricerca approfondisce, all’interno della Parte 2, anche la dimensione statutaria, analizzando gli impegni concreti e pubblici che le Società Benefit assumono nei confronti delle persone, delle comunità e dell’ambiente. L’esame puntuale di 4.110 statuti, dotati di anagrafica completa e dell’indicazione di almeno una finalità specifica di beneficio comune, ha portato all’identificazione di 23.990 finalità specifiche, con una media di 5,8 finalità per impresa.

Tra queste, tre categorie risultano predominanti:

  • Diritti umani e relazioni con la comunità (6.419 finalità, 26,8%), espressione attuale della responsabilità sociale;
  • Coinvolgimento, diversità e inclusione delle persone (4.597 finalità, 19,2%), indicativa delle priorità nella gestione moderna del lavoro;
  • Diffusione del modello Benefit (1.668 finalità, 7,0%), testimonianza della volontà di promuovere approcci imprenditoriali orientati alla generazione di impatti positivi.

La classificazione ESG conferma un forte orientamento verso le finalità sociali (55%), seguite da quelle ambientali (29%) e di governance (16%). Inoltre il 77% delle imprese ha adottato almeno una finalità materiale (ovvero coerente con i temi che influenzano maggiormente le performance di sostenibilità nel proprio settore), dimostrando una certa consapevolezza su quali siano i fattori critici globali per migliorare il proprio impatto.
Tra le principali novità di questa edizione vi è l’approfondimento della coerenza tra le finalità di beneficio comune dichiarate negli statuti e gli interventi rendicontati nelle Relazioni di Impatto. L’analisi effettuata sulle 99 Società Benefit di grandi dimensioni mostra una sovrapposizione molto ampia tra le “promesse” statutarie e le attività realizzate, con un dato rilevante: l’85% delle 1.824 azioni censite ha raggiunto gli obiettivi prefissati nella relazione di impatto. 

Tali risultati indicano capacità di tradurre in modo efficace gli impegni statutari in iniziative concrete coerenti, un segnale importante per la crescita dell’intero ecosistema delle Società Benefit.

Dal censimento delle azioni sono emersi oltre 130 temi di impatto, raccolti nel primo Dizionario dell’Impatto delle Società Benefit, strumento utile per tradurre le finalità di beneficio comune in piani operativi e pensato per sostenere la crescita del modello Benefit in Italia.

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