Confrontarsi in anticipo con la CSRD e gli ESRS. Intervista a Italcer GroupIntervista a Ilaria Patri, Head of Group Legal, Compliance & Internal Audit di Italcer Group

Confrontarsi in anticipo con la CSRD e gli ESRS. Intervista a Italcer Group

2025

CSRD Italcer Group

Intervista a Ilaria Patri, Head of Group Legal, Compliance & Internal Audit di Italcer Group

Nel 2025 Italcer Group, gruppo leader nel settore della ceramica italiana e spagnola, ha scelto volontariamente di redigere il Bilancio di Sostenibilità afferente all’esercizio 2024, confrontandosi con un anno di anticipo con i requisiti previsti dalla Direttiva CSRD.
Abbiamo intervistato Ilaria Patri, Head of Group Legal, Compliance & Internal Audit del Gruppo, per farci raccontare la sua esperienza e capire meglio i benefici apportati da questa novità e gli aspetti da migliorare. 
Come NATIVA abbiamo supportato Italcer Group in tutte le fasi di preparazione e redazione del Report, compresa l'analisi di doppia materialità, e l’allineamento della strategia di sostenibilità con gli standard ESRS.

Ciao Ilaria! Com’è andata questa CSRD?
Il primo impatto con la CSRD è stato impegnativo! A differenza dei GRI, che trovo chiari e comprensibili, la CSRD è una normativa più complessa da leggere e capire, anche per una legale come me! Gli standard ESRS non sono divisi in modo semplice e lineare, e presentano numerosi collegamenti che rendono difficile la comprensione di ciascun principio. Questa è stata per me una vera difficoltà. Ho trovato interessante la doppia materialità, perché la sua implementazione iniziale e il suo mantenimento richiede e stimola un cambiamento culturale in azienda, integrando costantemente le logiche finanziarie e di impatto.

A proposito di ESRS, quali utilità hai riscontrato? Quali sono gli spazi di miglioramento? Questo processo di rendicontazione ha fatto emergere qualche nuovo elemento di consapevolezza per voi? 
Degli ESRS semplificherei la struttura, perchè ho trovato l'attuale formulazione di topic, subtopic e data point complessa. Penso inoltre, sia necessaria una maggiore chiarezza sul calcolo di alcune metriche per garantire comparabilità tra le aziende. Ad esempio, attualmente ci sono diverse metodologie di calcolo degli scope, anche tra paesi come Spagna e Italia, e non sono allineati con i sistemi ETS, creando incomprensioni persino tra istituzioni finanziarie. Questa discordanza rende difficile il confronto tra le aziende, anche se formalmente corretto, compromettendo l'utilità dei dati.
Per quanto riguarda la consapevolezza, lavorare sulla rendicontazione ci ha permesso di scoprire che siamo più virtuosi di quanto pensassimo: è emerso un grande allineamento interno, in cui ogni funzione ha già un approccio orientato alla sostenibilità. Grazie alla rendicontazione stiamo inoltre iniziando a quantificare le ore che dedichiamo al volontariato; in precedenza, queste attività venivano svolte senza un sistema di tracciamento e a volte non eravamo nemmeno a conoscenza delle attività svolte da colleghe e colleghi.

Quali sono stati benefici dell’analisi di doppia materialità? Come ha aiutato la comprensione del business? Ha qualche commento specifico sulla doppia materialità? 
La doppia materialità è molto utile per due motivi principali. In primo luogo, favorisce uno scambio proficuo di informazioni tra la funzione di sostenibilità e le altre aree aziendali, inclusa quella finanziaria. In secondo luogo, la quantificazione economica degli impatti esterni sull'azienda consente di pianificare strategie di sostenibilità che siano realisticamente allineate al piano industriale e alle risorse finanziarie disponibili. Inoltre, l’analisi aiuta l'azienda a prendere coscienza dei potenziali rischi e a strutturarsi di conseguenza, adottando le necessarie misure organizzative ed assicurative, rese anche obbligatorie dalla recente normativa. Anche se l'analisi degli impatti, ovvero come l'azienda influenza l'esterno, si è rivelata preziosa, perché stimola un miglioramento delle pratiche esistenti, ritengo che comprendere come i trend esterni impattino sul proprio business offra spunti ancora più significativi, perché può stimolare a ripensare il modello con cui l’azienda crea valore e a prepararsi più efficacemente  per il futuro.

Com’è stato percepito il processo CSRD dagli stakeholder? Ha comportato un loro maggiore engagement sui temi sostenibilità? La CSRD ha permesso di avvicinare la funzione sostenibilità (CSO) alla funzione AFC (CFO) dell’azienda? E infine, questo nuovo processo ha fatto cambiare la percezione azienda rispetto alla sostenibilità?
Uno dei feedback principali ricevuti ha riguardato le domande del questionario che abbiamo inviato per l’analisi della materialità di impatto; molti intervistati hanno notato che le domande basate sugli standard ESRS sono state difficili da comprendere. Quindi, se l'obiettivo della direttiva è quello di integrare la sostenibilità nella cultura aziendale, sarebbe utile adottare un linguaggio più semplice, soprattutto quando si coinvolgono le persone che non affrontano questi temi quotidianamente.
Per quanto riguarda il legame tra l’area sostenibilità e finanza, posso confermare che i colleghi coinvolti avevano già partecipato in passato ad eventi formativi in tema ESG e grazie alle nuove attività i rapporti si sono ulteriormente consolidati, specialmente con il coinvolgimento diretto del CFO nell'analisi di doppia materialità. Se prima coinvolgevamo colleghi di altre funzioni più legate alla produzione, ora il CFO è parte integrante del processo. In Italcer Group non c’è un ESG officer ma un Sustainability Team, coordinato dalla funzione legale e composto da membri dei dipartimenti HSE, HR, comunicazione, finanza e qualità. Questa impostazione, sotto la guida strategica del nostro Amministratore Delegato, favorisce la creazione di una cultura condivisa e la divulgazione dei principi di sostenibilità, rendendo le persone consapevoli, anche grazie alla formazione specifica che portiamo avanti ogni anno. Il report di sostenibilità è quindi un passo in più, ed è molto apprezzato anche dal settore commerciale in quanto permette di acquisire una profonda conoscenza dell'azienda.

Cosa ne pensi della semplificazione degli standard, prospettata dal pacchetto Omnibus?
Penso che sia necessaria una semplificazione che trasformi la rendicontazione in uno strumento più agevole, efficace per il confronto tra le aziende, e di immediata comprensione per tutti gli stakeholder, senza richiedere l'intervento di esperti per la “traduzione” dei report. 
Da questo punto di vista il Pacchetto Omnibus e, in particolare, la creazione degli standard VSME (Voluntary ESRS for SMEs) da parte dell'EFRAG rappresentano un passo concreto in questa direzione. È un peccato  però che Ominibus riduca così tanto lo scope delle aziende soggette alla rendicontazione CSRD, perché l’idea originaria della direttiva funziona solo se c’è un ampio coinvolgimento del tessuto economico.


Che cosa hai apprezzato del supporto di NATIVA?
Tra i vari parametri con cui scegliamo con chi lavorare, la qualità è un parametro fondamentale. Siamo rimasti subito colpiti dall’approccio di co-progettazione di NATIVA, dalla sua visione  innovativa e persino disruptive, necessaria in un momento storico fatto di sfide complesse come quello attuale. È evidente che siete un interlocutore di altissimo livello e avevamo bisogno di un partner  che comprendesse la complessità della materia, andando oltre il semplice "compitino". Ritengo che NATIVA abbia dimostrato una competenza che la rende un supporto strategico per qualunque realtà.

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