Oggi sempre più imprenditori e imprenditrici hanno deciso di impegnarsi non solo a perseguire il profitto, a migliorare attivamente il benessere delle persone, della società e dell’ambiente. Per accelerare questa transizione, secondo Femke van Loon è sempre più necessaria un’umanizzazione dei leader.
Ne abbiamo parlato in occasione di ImagiNATION, serie di eventi che NATIVA organizza per immaginare collettivamente un sistema Paese sostenibile verso cui tendere.
Ciao Femke! Ci racconti chi sei, cosa fai, ma soprattutto perché lo fai? Cos’è che ti spinge oggi ad essere qui a ImagiNATION?
Spiegare perché sono qui, o meglio perché lavoro in questo campo, mi riporta al momento in cui abbiamo deciso di fondare la nostra azienda. Nel 2007 abbiamo creato Innate Motion, una società di consulenza aziendale, con l’idea che il business potesse fare molto di più per il mondo. Uno dei problemi principali è che spesso il business applica una logica aziendale anche alle persone. Quando si parla di come diventare rilevanti, lavorare per la società o migliorare i propri servizi, il business tende a seguire una logica diversa. Già allora ci eravamo posti l’obiettivo di applicare una logica umana al business e aiutare i leader a fare lo stesso.
Fin da subito ci siamo dati un’identità: nel 2007 ci siamo definiti “business humanizers”. Ricordo che i primi anni, quando mi presentavo in un meeting dicendo “Sono Femke e sono una business humanizer”, molte persone si guardavano intorno chiedendosi chi avesse invitato un “humanizer” e perché fosse necessario. Con il tempo, però, le cose sono cambiate. Oggi, quando affrontiamo momenti difficili con i leader aziendali – discutendo su dove stiamo andando, come dobbiamo cambiare e come affrontare le sfide attuali – c’è una crescente consapevolezza della necessità di un “humanizer”.
Tu che esperienza hai con i business leader che seguite? Il business ha questa forza a prescindere dalle normative o sarà sempre figlia di qualcun altro che deciderà per loro?
Vedo molti leader aziendali desiderosi di cambiare le cose e trasformare il modo in cui opera il business. Ho sempre trovato strano che, quando ci valutiamo come esseri umani nella vita quotidiana, con la nostra famiglia e i nostri amici, consideriamo capacità molto diverse rispetto a quelle che valutiamo sul lavoro. È forse per questo che l’umanizzazione dei leader si è resa necessaria. Nella vita quotidiana, è importante prendersi cura degli altri, mostrare empatia, essere persone di cui ci si può fidare e con cui si possono avere relazioni profonde. Dovremmo portare tutta la nostra creatività, intuizione, intraprendenza e capacità di innovare. Tuttavia, sembra che, una volta entrati in azienda, tutte queste qualità debbano essere lasciate indietro, poiché si tratta di un ambiente in cui prevalgono la difesa delle posizioni, la competizione e il profitto. Oggi, vediamo molti leader – anche di grandi aziende globali – che vogliono fare le cose in modo diverso.
Al di là del fatto di cambiare le modalità e i valori per essere leader, cambiano un po’ le carte in tavola perché prima le aziende aveva un ruolo diverso, dovevano stare un po’ nascoste per fare più profitto possibile, mentre oggi c’è questa leadership, ovvero fare per primi qualcosa ma anche esporsi. C’è un vento nuovo, tu ci credi?
Io ci credo, lo sento. Chiaramente le persone che vogliono lavorare con noi hanno un mindset progressivo, un po’ diverso e più pronto al cambiamento. E’ difficile che le persone più tradizionali e conservatrici siano le prime a chiamarci, ma sento forte questo vento di cambiamento.
Vedo che hai un libro, ci spieghi cos’è?
Abbiamo presentato questo libro per la prima volta al B For Good Leader Summit, una conferenza che ha riunito 1.200 leader accomunati dal desiderio di trasformare il business e renderlo una forza positiva. Il libro raccoglie la nostra ricerca scientifica sul vero significato di “Humanizer”. Spesso le persone si chiedono come sia possibile misurare gli humanizer e come portare maggiormente il potenziale umano nel lavoro. Questo libro spiega quali sono le capacità umane, di relazione, rilevanza e resilienza, che possiamo sviluppare per essere pronti per questa fase di transizione.
Oltre alla rivoluzione digitale e all’intelligenza artificiale, di cui si parla tanto, è necessaria anche una rivoluzione umana. Serve una nuova consapevolezza, un modo per crescere come esseri umani in questo momento cruciale.
Qual è la legacy che vuoi lasciare?
Trovarci in un mondo in cui tutte le aziende contribuiscono al benessere delle persone, della società e della natura che ci circonda, anche grazie al fatto di essere più humanizer.