A distanza di alcune settimana dalla COP29 di Baku si continua a riflettere sulla sua eredità. Una delle principali decisioni infatti è stata l’adozione di un nuovo obiettivo collettivo per il finanziamento climatico, fissato a 300 miliardi di dollari all’anno, un aumento significativo rispetto ai 100 miliardi precedenti, ma non sufficiente. Questa cifra è infatti ancora ben al di sotto delle necessità dei Paesi in via di sviluppo che avevano indicato come target 1.300 miliardi di dollari. Sebbene questa cifra sia menzionata nel documento finanziario, viene trattata solo come un auspicio, senza l’obbligo legale di raggiungerla e, inoltre, il raggiungimento di questo obiettivo è previsto solo nel 2035, in un contesto climatico che si prevede sarà molto più critico di quello attuale. Già con la situazione attuale, la cifra di 300 miliardi sarebbe comunque insufficiente per rispondere adeguatamente alle esigenze di adattamento e mitigazione.
ROAD TO BELEM
Se Baku è stata la COP della finanza, la prossima COP di Belem sarà quella della mitigazione, in cui gli Stati dovranno rinnovare i propri NDC.(Nationally Determined Contributions). Da qui ad allora ci sarano altre due tappe intermedie molto importanti:
1. la COP 16-bis sulla biodiversità a Roma, organizzata considerando i risultati poco incoraggianti di Cali
2. il negoziato intermedio di Bohn a giugno, situato a metà tra la scorsa COP sul clima e la prossima
Come possiamo quindi rendere la COP di Belem e le edizioni successive più efficaci? Un aspetto cruciale sarà assicurare un percorso continuo e strutturato che coinvolga gli attori della COP (e non solo) nel periodo che intercorre tra un’edizione e l’altra.
COMPLESSITÀ E NARRAZIONE DELLA COP
A ogni COP vediamo, ancora prima che inizi, una narrazione predominante che parte da un presupposto negativo, soprattutto da parte di chi alla COP non ci va. La sensazione è che, nonostante gli sforzi, la COP sarà un fallimento e che il cambiamento necessario non avverrà mai abbastanza rapidamente. Questa visione, che tende a focalizzarsi solo sugli aspetti critici, rischia però di oscurare le possibilità di intervento e di progresso di questi eventi: le COP sono uno spazio di discussione e di azione globale, che nonostante le sue imperfezioni, va protetto e migliorato.
RUOLO DEL PUBBLICO E DEL PRIVATO
Dai risultati delle ultime COP e da queste letture emerge un punto fondamentale: la sfiducia crescente verso il settore pubblico. La disillusione verso le istituzioni, che sembrano incapaci di agire concretamente sui temi della sostenibilità, ha creato un vuoto che il settore privato ha iniziato a colmare spesso in modo disaggregato e muovendosi in maniera indipendente rispetto alla direzione presa dai governi.
Le aziende potrebbero diventare gli attori più influenti nella lotta contro i cambiamenti climatici, sia per le loro capacità di innovazione tecnologica, sia per le loro risorse finanziarie (i 300 miliardi annui dell’accordo di Baku corrispondono a meno dell’ 1% della somma delle revenue delle aziende europee!), sia per la crescente fiducia che le persone ripongono in esse. Secondo l’Edelman Trust Barometer infatti, le imprese sono considerate dal general public mondiale l’istituzione più affidabile per introdurre le innovazioni all’interno della società e affrontare le nuove questioni etiche e i grandi cambiamenti del XXI secolo.
Tuttavia, questa dinamica non deve portare a un distacco dal pubblico, ma piuttosto alla necessità di costruire un ponte solido tra pubblico e privato: il settore pubblico ha il dovere di creare politiche chiare e sostenibili, mentre il privato, con la sua innovazione e capacità di agire rapidamente, ha il potenziale per accelerare i cambiamenti necessari. È solo attraverso un allineamento continuo e una collaborazione efficace tra questi due mondi che si potranno realizzare soluzioni scalabili e durature.
IL BUSINESS FOR GOOD ALLA COP
Tradizionalmente la COP è stata dominata da lobbisti e rappresentanti di grandi industrie che hanno sempre cercato di proteggere i propri interessi, spesso a discapito delle persone e del pianeta. Un aspetto importante per le prossime COP sarà portare i rappresentanti del “business for good” nei padiglioni, ossia delle imprese che già hanno integrato la sostenibilità nel proprio business model e che hanno capito che operare in maniera estrattiva non permette di creare valore.
Oggi c’è sempre più bisogno di riunire questi attori come anche quelli che possono offrire soluzioni scalabili che potrebbero fare una differenza significativa nella lotta contro il cambiamento climatico. La diffusione di innovazioni scalabili è cruciale, poiché permette di moltiplicare gli effetti positivi di buone pratiche, rendendo le soluzioni accessibili su larga scala. È necessario che la COP, così come altre piattaforme internazionali, diventi il luogo dove le innovazioni possono essere presentate, condivise e implementate in contesti globali poiché sebbene il dibattito sulla transizione ecologica si concentri spesso sui “costi di transizione”, è essenziale riconoscere che la sostenibilità non è solo una sfida, ma anche un’opportunità economica.
IL RUOLO DELLA GOVERNANCE
Nelle prossime COP sarà dunque importante ridefinire la governance di questi eventi, in cui fino a oggi c’è stato un inadeguato coinvolgimento degli attori più sensibili alla sostenibilità, finendo per riflettere gli interessi economici di pochi piuttosto che una visione collettiva e inclusiva del cambiamento climatico. Un esempio positivo in tal senso è stato G20, tenutosi in Brasile poco prima della COP di Baku, che ha incluso ufficialmente per la prima volta la società civile nel processo di discussione e decisione.
Quello della governance inoltre può essere uno strumento utile per connettere gli impegni e gli obiettivi dei singoli Paesi con l’azione delle imprese. In questo contesto emerge come strumento strategico il modello delle Società Benefit, che consente alle aziende di inserire nel proprio statuto una duplice finalità, includendo obiettivi non solo legati ai temi materiali dell’azienda, ma anche allineati agli obiettivi territoriali in cui l’azienda opera, come la strategia di sostenibilità del Paese o, ancora, i suoi NDC.
Un esempio concreto di tale approccio è rappresentato da CO2alizione, iniziativa, lanciata il 15 giugno 2022 da NATIVA, che riunisce le aziende che hanno formalizzato, attraverso il proprio statuto, il raggiungimento dell’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050, in linea con la normativa dell’Unione Europea. Questo modello non solo garantisce una governance solida, ma assicura che le attività aziendali siano concretamente allineate con obiettivi nazionali o sovranazionali, favorendo un’azione coerente e ambiziosa per affrontare le sfide climatiche globali.
IL RUOLO DELLE CITTÀ
In questa prospettiva, va sottolineato anche il ruolo delle città, che sono il cuore della transizione sostenibile, non solo per il loro impatto ambientale, ma anche per la loro capacità di sperimentare soluzioni innovative. La re-immaginazione e il rilancio del ruolo delle città sono essenziali per affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche: questi centri devono diventare laboratori di sostenibilità, capaci di integrare politiche pubbliche, soluzioni private e azioni collettive per rispondere ai problemi locali e globali (un esempio è rappresentato da Roma Impresa Comune). Questo può avvenire anche grazie al supporto del mondo del business che può essere chiamato, come avviene a livello nazionale, a rispondere agli obiettivi che ogni singola città e comune si pone.
Infine, guardando da un’altra prospettiva, continuare a organizzare questi eventi significa, in fondo, continuare a provarci, cercando di fare un passo in avanti anche di fronte alle difficoltà. È quindi fondamentale proteggere la COP come uno spazio di discussione e di azione, riconoscendo che rappresenta un patrimonio comune, frutto dello sforzo di coloro che portano avanti i negoziati anno dopo anno. Tuttavia, è altrettanto necessario coinvolgere attivamente attori diversi per trovare, seppur con difficoltà, soluzioni concrete. La strada verso la COP30 di Belem e gli impegni previsti per le prossime COP saranno quindi un’occasione imperdibile per rafforzare il ruolo del business all’interno dei negoziati globali.