Lo scorso maggio alla plenaria di apertura di ReBuild ho parlato dell’imperativo di decarbonizzare la nostra società. Entro il 2040. Mancano 22 anni. Tutti i 250 partecipanti, per alzata di mano, hanno confermato la necessità di cambiare in maniera radicale quello che facciamo e come lo facciamo, a partire dalle scelte quotidiane. Per descrivere il funzionamento del pianeta Terra possiamo pensare all’abitacolo di un veicolo che, come l’Astronave Terra, è un sistema chiuso. Opzione A: il tubo di scappamento entra nell’abitacolo. Opzione B: l’auto è elettrica, ben progettata e alimentata a rinnovabili. Nessuno sceglierebbe mai la prima opzione ma di fatto è quello che succede oggi: bruciamo fossili e ammettiamo che sia legale, pur essendo consapevoli dei danni e avendo disponibili le alternative dell’efficienza e delle rinnovabili. Mi viene in mente quello che mi disse anni fa un mio mentor, l’oncologo pediatrico Karl-Henrik Robert, fondatore di The Natural Step: “Siamo intelligenti come singoli ma collettivamente agiamo da stupidi”. E’ fondamentale riprogrammarci, diventare collettivamente intelligenti e agire come farebbero gli astronauti sull’astronave. La velocità di questo cambiamento deve essere esponenziale, come lo sono i nostri stessi impatti. Dalla consapevolezza devono discendere poi nuovi modelli di business, che considerino tutte le persone e l’ambiente, non soltanto gli azionisti. Questo è il rethink attuato dalle B Corp e dalle Società benefit che si impegnano a produrre senza distruggere, a creare valore per tutti e misurano il proprio impatto tramite il B Impact Assessment, il protocollo più robusto al mondo che dice se un’azienda sta creando o distruggendo valore per la società. Le B Corp sono aziende che ragionano come gli astronauti. L’Italia vanta due primati straordinari: è il paese con la comunità B Corp in più veloce espansione al mondo ed è il primo stato, dopo gli USA, ad essersi dotato di una legge ad hoc sulle Società Benefit, ad oggi più di 200. Opzione A, opzione B: la scelta è nostra e se apriamo la mente forse è più semplice di quanto sembri. Il futuro è la conseguenza delle scelte che facciamo oggi, ma potrebbe sorgere un dubbio: e se falliamo? Di fronte a questo pensiero, riporto le parole dell’amico imprenditore David Roberts: “La nostra più grande paura non dovrebbe essere quella di fallire ma di riuscire nella vita in cose di scarsa importanza.”
Eric Ezechieli e Federica Maria Mauro
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