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Reporting a prova di futuro

Rendere trasparenti impatti e performance, soddisfare le aspettative degli Stakeholder, comunicare e differenziarsi come aziende attente e responsabili sono i mantra che portano un numero esponenzialmente crescente di aziende dal 1980 a pubblicare un report di sostenibilità.

 

Oggi, per alcune aziende, questa non è più solo una pratica virtuosa, ma un obbligo di legge. Le aziende di pubblico interesse con più di 500 dipendenti sono obbligate a produrre un report di Sostenibilità su esercizi finanziari aventi inizio a partire dal 1° Gennaio 2017 .

 

Il D.lgs 254/2016 prevede che la dichiarazione non finanziaria debba riguardare i temi ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione che sono ritenuti rilevanti tenuto conto delle attività e delle caratteristiche dell’impresa. La relazione deve inoltre comprendere il modello aziendale di gestione e organizzazione, le politiche praticate dall’impresa, i risultati ed i relativi KPI, i principali rischi connessi ai suddetti temi e che derivano dalle attività dell’impresa, dai suoi prodotti, servizi o rapporti commerciali, incluse, le catene di fornitura e subappalto laddove ritenute rilevanti.

 

Questo nuovo decreto ha aperto un confronto sulle metodologie di attuazione e gli standard di rendicontazione da adottare da parte delle aziende e su un possibile benchmark a livello europeo, per riuscire a comparare gli impatti ed arrivare a degli indicatori di sintesi per Paese o settore industriale.  Altro fronte di discussione è quello relativo alle attività di vigilanza, controllo e relative potestà sanzionatorie esercitate dalla CONSOB e dalla Banca d’Italia, nei casi di inottemperanza agli obblighi di informazione o dichiarazioni false, incomplete o non conformi.

 

Lo scorso 4 Ottobre Nativa ha partecipato al Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale a Milano per approfondire gli aggiornamenti in atto sull’applicazione della nuova normativa da parte  di istituzioni, aziende, professionisti e docenti.

 

Guglielmina Onofri di Consob ha riassunto le principali novità introdotte dal Nuovo Regolamento che definisce le modalità attuative del Decreto 254/2016.

Ne emerge che il 2017 sarà un primo anno di sperimentazione e che ci sia ancora un ampio margine di discrezionalità. In questa fase è  importante che le informazioni fornite dall’azienda siano organiche, comprensibili e accessibili da tutti e soprattutto che oltre alla rendicontazione degli impatti siano inclusi anche obiettivi e target futuri.

Le società non sono vincolate ad aderire a degli standard specifici, ma possono progettare ed adottare anche degli standard interni autonomi. Il legislatore ha lasciato un certo margine di discrezionalità anche su eventuali società di revisione. La CONSOB sceglierà annualmente le aziende da controllare, avrà la facoltà di chiedere delle informazioni aggiuntive alle imprese e potrà esercitare potere sanzionatorio.

 

Crediamo che la creazione del Report di Sostenibilità  da un lato debba soddisfare i requisiti formali, dall’altro spingersi oltre, trasformando un obbligo di compliance e un costo in un investimento in innovazione che Nativa definisce “Future Fit Innovation”: a prova di futuro.

La spinta su questi temi, sia da parte dei regolatori che dal mercato, è ineluttabile e in accelerazione esponenziale. L’azienda chiarendo il proprio purpose può iniziare a comunicare su questi temi come leva strategica per competere sul mercato e creare valore economico.

Crediamo che gli obblighi normativi sul Reporting, quando correttamente progettato e sviluppato, rappresentino un’opportunità di innovazione ed evoluzione per un’ azienda. Fondamentali trend di tipo tecnologico, ambientale ed economico-sociale seguono dinamiche esponenziali – non lineari – e per questo producono impatti repentini e dirompenti. L’attenzione che un’ azienda decide di prestare a questi temi determina oggi più che mai la sua capacità di prosperare nel prossimo futuro e dunque di essere Future Fit. Le aziende più evolute hanno colto da tempo questa opportunità, definendo piani industriali e di innovazione strategica che puntano a raggiungere un Profilo Future Fit intenzionale. Questi piani diventano motore dei risultati economico-finanziari che si prefiggono. In questo caso il reporting non è più solo obbligo di legge ma diventa uno strumento di misura e monitoraggio del percorso evolutivo che hanno deciso di seguire.

Crediamo che il Report di Sostenibilità sia quindi l’occasione di impostazione di un programma di evoluzione intenzionale, ovvero non dettato dall’esterno (normative, competitor o altri stakeholder) ma scelto internamente secondo razionali e priorità di business, di cui il report diventa lo strumento di verifica e racconto.