Negli ultimi anni sta prendendo forma un cambiamento culturale storico. Diversi studi sottolineano il ruolo fondamentale delle imprese nel contribuire a risolvere le grandi sfide del nostro tempo: ogni azienda può e deve farsi parte attiva della creazione di una società più giusta, equa e inclusiva e contribuire a rigenerare la biosfera, cooperando con altre organizzazioni e con i propri stakeholder.
Se il ventesimo secolo è stato caratterizzato da un paradigma economico che ha assegnato priorità agli shareholder e alla generazione di profitto, il ventunesimo secolo ha la possibilità di essere ricordato per la realizzazione di un paradigma incentrato su tutti gli stakeholder.
Ma come rendere possibile e accelerare questo cambiamento radicale?
Il concetto di responsabilità d’impresa, pur non essendo nuovo, diventa centrale per affrontare le sfide globali di oggi, dal cambiamento climatico alle ingiustizie sociali. L’evoluzione del mondo del business può infatti essere stimolata attraverso un nuovo e più evoluto modello di governance, che porti le imprese a considerare le conseguenze delle loro azioni non solo dal punto di vista economico ma anche sulle persone e sull’ambiente. E il valore che creano o sottraggono a tutti gli altri stakeholder attraverso il loro operato.
L’art. 25 della CSDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive, ovvero la proposta di Direttiva della Commissione Europea sulla due diligence in materia di sostenibilità e buone pratiche da parte delle imprese per contribuire allo sviluppo sostenibile e alla transizione economica e sociale) si inserisce in questo solco. L’articolo 25 propone che gli amministratori delle grandi imprese siano tenuti a prendere in considerazione gli interessi degli stakeholder come parte di un impegno più ampio integrandoli nelle strategie di sostenibilità a lungo e a breve termine.
Rappresenterebbe un primo passo, certo (come NATIVA crediamo che la considerazione degli stakeholder nelle decisioni aziendali sia responsabilità di ogni impresa, a prescindere dalle proprie dimensioni e per questo abbiamo contribuito all’introduzione in Italia della legge sulle Società Benefit)ma anche traguardo storico verso la creazione di un nuovo paradigma industriale ed economico a prova di futuro.
Attualmente questa innovazione è in pericolo: alcuni membri del Parlamento Europeo sono contrari all’adozione dell’art. 25 e stanno proponendo che venga eliminato in toto dalla bozza di Direttiva.
Se l’art.25 verrà invece mantenuto, introdurrà i concetti di responsabilità, equilibrio e cura nel modo di fare impresa:
- Responsabilità → Richiede agli amministratori delle grandi imprese di prendere in considerazione le conseguenze delle proprie decisioni in materia di sostenibilità a breve, medio e lungo termine
- Equilibrio → Richiede agli amministratori di mantenere un equilibrio tra la salute finanziaria dell’azienda e il suo impatto ambientale e sociale. La sostenibilità non dev’essere integrata a discapito della salute finanziaria dell’azienda e nel contempo non deve essere sacrificata a favore della performance economica
- Cura → Richiede agli amministratori di contemplare le possibili conseguenze delle proprie decisioni e non prevede che gli amministratori siano legalmente responsabili se non in caso di danni che vanno oltre la buona fede e l’ordinaria prudenza.
Ma soprattutto, se la direttiva originale verrà approvata, le prossime generazioni di professionisti potranno crescere con questi concetti incorporati nella loro formazione, nel loro modo di pensare e nel loro modus operandi. Per loro sarà normale, anzi sarà impensabile che in passato non fosse così.
Citando le parole di Interdependence Coalition – una coalizione di oltre 60 aziende costituita in risposta alla consultazione pubblica della Commissione europea sulla “Governance aziendale sostenibile” e creatrice della petizione per salvare l’art.25: “Questo è un momento unico e critico per reimpostare il ruolo delle imprese nell’affrontare le sfide globali legate al clima. L’ampliamento delle responsabilità degli amministratori è fondamentale per rendere l’economia europea a prova di futuro. Vi chiediamo di usare la vostra voce per chiedere ai responsabili politici europei di mantenere alte le ambizioni dell’UE”.
Noi di NATIVA crediamo fermamente che salvare l’art.25 sia un imperativo per le aziende europee e crediamo che non sia ammissibile che un’impresa possa fare profitto a discapito di qualcuno o di qualcosa. Per questo abbiamo firmato la petizione e incoraggiamo altre aziende firmare, a informarsi su questo tema e a unirsi alla società civile e al settore privato nel chiedere che la direttiva CSDD comprenda anche l’articolo 25, in quanto punto di partenza per un effettivo cambiamento sistemico, che parta dai vertici aziendali.
UPDATE: Il 25 aprile 2023, la commissione giuridica (JURI) del Parlamento europeo ha votato per il mantenimento dell’Art. 25 nella Direttiva CSDD. L’intera direttiva sarà quindi sottoposta al voto dei rappresentanti degli Stati membri nel Parlamento a maggio.
Come NATIVA, continuiamo a sostenere una direttiva CSDD completa, con l’inclusione dell’Art. 25 e vi invitiamo a condividere la petizione, che rimane aperta fino a prima del voto.
Il cambiamento dipende da ciascuno di noi.
Approfondimenti: https://interdependencecoalition.eu/european-context/